UN GRANDE RITORNO AD UNA FANTASCIENZA D' ALTRI TEMPI
voto: ** e mezzo (USA-2012)
Sull’ isola di Skye, in Scozia, nell’ anno del signore 2089,
gli scienziati archeologi Elizabeth Shaw
(Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green) scoprono in una grotta delle pitture di
migliaia di anni prima che raffigurano
dei giganti che indicano una costellazione. Sovrapponendo questo disegno
stellare a vari altri reperti storici,
dimostrano che in tutte queste scoperte appare la medesima immagine, che
sembra essere una mappa stellare e , secondo la dott. Shaw, addirittura un
invito a raggiungere i veri creatori del mondo e del genere umano: i cosiddetti
“Ingegneri”. La Weyland Corporation finanzia, alla luce di queste scoperte, la
costruzione della navicella “Prometheus” che con una équipe di scienziati
raggiungerà nel 2093 la luna LV-223, l’ unico luogo ospitale della disposizione di pianeti corrispondenti
al disegno. Oltre alla presenza nell’ operazione dei due archeologi affiancati
da vari altri scienziati, l’ androide
David (Michael Fassbender) si occuperà
della salute dei viaggiatori e della gestione di Prometheus, il
comandante dell’ operazione è l’ affascinante e schietta Meredith Vickers
(Charlize Theron) e la guida del vascello è affiata al divertente Capitano
Janek (Idris Elba). La spedizione scientifica ha inizio con scoperte
eccezionali che dimostrano la passata presenza di una civiltà molto più evoluta
di quella umana, reperti alieni quasi perfettamente conservati, evoluzioni genetiche
in atto e presenza di esperimenti scientifici inquietanti. La situazione
tuttavia rimane sotto controllo fino alla prevedibile morte di due membri dell’ equipaggio, che si
perdono nelle grotte anguste del sito ed entrano a contatto con strane forme di
vita, somiglianti a rettili che entrano nel loro organismo, trasformandoli
geneticamente. Nel frattempo David
decide di capire fino in fondo gli effetti dello strano liquido ritrovato nelle
grotte sull’ uomo e decide di contaminare il bicchiere di Charlie. L’ infezione
non gli darà scampo e , malgrado un ritorno frenetico alla nave, il comandante
Vickers lo ucciderà. Rimasta sola, la dott. sa Shaw, malgrado la sua sterilità,
scoprirà di essere rimasta in cinta di
Charlie e di contenere un organismo
sedimentario alieno, un feto somigliante ad un calamaro che tuttavia riuscirà a estrarre con un’ improvvisato parto
cesareo. Le scoperte sembrano essere
arrivate ad un punto morto. Le speranze di parlare con gli “Ingegneri” e di
scoprire il mistero dell’ esistenza del
genere umano sembrano vane fino a che David riesce a scoprire il corpo ibernato
ma ancora vivo di un alieno. Ben presto questo popolo si mostrerà non pacifico
e il satellite in cui si trovano risulta essere un grande laboratorio militare
per le sperimentazioni genetiche di armi di distruzione di massa, costruite per
distruggere la Terra. L’ unico superstite infatti, dopo aver ucciso
parte dell’ equipaggio, cercherà di
partire con la navicella nascosta sotto
la grotta verso la Terra, per distruggerla. Il capitano Janek e i suoi
piloti glielo impediranno scaraventandosi con Prometheus contro la nave nemica
e la dott.sa Shaw riuscirà a fuggire dall’ alieno dandolo in pasto al suo feto
ormai cresciuto, che entrerà nel suo corpo , facendo nascere uno strano
xenomorfo, il primigenio Alien.
Elizabeth , credutasi ormai sola e spacciata , riesce però a entrare in contatto con David
che, se pur decapitato dall’ alieno, è ancora funzionante. L’ androide gli
comunica la presenza sul pianeta di molte altre navicelle e la possibilità di
pilotarle e fuggire da lì. I due riusciranno ad andarsene e a dirigersi, per
volontà della dottoressa, sul pianeta natio degli Ingegneri per capire il
perché vogliano annientare l’ umanità.
La nuova fatica di Ridley Scott che firma anche la
produzione del film ha un sapore amarcord e rappresenta un ritorno coerente al passato,
alla stagione migliore del regista , quella che l’ ha reso il narratore della
fantascienza per eccellenza: quella di “Alien”. Da quella meravigliosa saga, il
registe acquisisce struttura narrativa, snodi cruciali, cura dei personaggi e
psicologia dei soggetti che si mischiano in uno o nell’ altro ruolo, protagonista
principale che assume le fattezze e la
forza psicologica dell’ insuperabile Ripley
di Sigourney Weaver e colpi di
scena continui. La complessità e densità sceneggiativa d’ altro canto è molto
più articolata e in “Prometheus” è a
tratti farraginosa e caotica. Gli avvenimenti, il numero e la portata dei
personaggi, la quantità delle varie
narrazioni sono numerosi e crescono scena dopo scena e immancabilmente in più
punti la gestione di tutto questo accumulo sceneggiativo si mostra frettolosa e
precipitosa, all’ interno di un
minutaggio non superiore ai 126’. Questo è l’ unico ma costante limite di una
pellicola di forte impatto visivo e suggestione scenografica grazie a delle vedute da brivido per enormità e
bellezza. Ambienti incontaminati e
grandiosi fanno da cornice perfetta per l’ intera ambientazione futuristica, anche
grazie a degli effetti speciali spettacolari e magnifici, sempre credibili e
mai forzati, esaltati da un 3D non superfluo e armonico . La rapacità visiva di
Scott lo porta anche a non limitarsi mai nelle riprese e arrivare, per esempio,
a riprendere il parto cesareo della
protagonista, senza mai staccare la telecamera dall’ estrazione del feto alieno.
Scene che lo sguardo difficilmente riesce a sostenere per crudezza e autenticità. La messa in scena è
magniloquente e grandiosa , molto ben gestita soprattutto per le sequenze
interne. L’ esordio del film è affascinante e penetrante e raggiunge
immediatamente lo spettatore. La parte centrale è probabilmente la più faticosa
e dopo gli snodi decisivi si scontra sempre più con la complessità sceneggiativa.
Lo sgombero dal campo di molti personaggi (uccisi), riconsegna del vigore alla
narrazione che però, nella parte finale, cade nuovamente in alcuni momenti poco
credibile e banali, consegnando un finale in linea con il resto del
film. Buona l’ interpretazione dell’ intero
cast che raggiunge buone performance, da cui spicca quella di di
Fassbender, molto bravo ad impersonificare
l’ asettico e inespressivo androide.
Siamo di fronte ad una pellicola con alcuni limiti espressivi e filmici
ma sorprendente e spettacolare, che incarna quell’ inesorabile desiderio di conoscenza dell’ ignoto che nasconde
inquietudine e paure tipica di quella fantascienze palpitante di fine secolo scorso ormai storica e lontana da quella odierna . Non sarà
forse annoverato fra i capolavori di
Scott ma è stata una bella scommessa e un piacevole ritorno al genere di uno di quei grandissimi registi che l’ ha
reso di primaria importanza.
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