mercoledì 19 settembre 2012

"Prometheus" di Ridley Scott


                 UN GRANDE RITORNO AD UNA FANTASCIENZA D' ALTRI TEMPI

                                                   voto: ** e mezzo          (USA-2012)



Sull’ isola di Skye, in Scozia, nell’ anno del signore 2089, gli scienziati  archeologi Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green)  scoprono in una grotta delle pitture di migliaia di anni prima  che raffigurano dei giganti che indicano una costellazione. Sovrapponendo questo disegno stellare a vari altri reperti storici,  dimostrano che in tutte queste scoperte appare la medesima immagine, che sembra essere una mappa stellare e , secondo la dott. Shaw, addirittura un invito a raggiungere i veri creatori del mondo e del genere umano: i cosiddetti “Ingegneri”. La Weyland Corporation finanzia, alla luce di queste scoperte, la costruzione della navicella “Prometheus” che con una équipe di scienziati raggiungerà nel 2093 la luna LV-223, l’ unico luogo ospitale  della disposizione di pianeti corrispondenti al disegno. Oltre alla presenza nell’ operazione dei due archeologi affiancati da vari altri scienziati,  l’ androide David (Michael Fassbender) si occuperà  della salute dei viaggiatori e della gestione di Prometheus, il comandante dell’ operazione è l’ affascinante e schietta Meredith Vickers (Charlize Theron) e la guida del vascello è affiata al divertente Capitano Janek (Idris Elba). La spedizione scientifica ha inizio con scoperte eccezionali che dimostrano la passata presenza di una civiltà molto più evoluta di quella umana, reperti alieni quasi perfettamente conservati, evoluzioni genetiche in atto e presenza di esperimenti scientifici inquietanti. La situazione tuttavia rimane sotto controllo fino alla  prevedibile  morte di due membri dell’ equipaggio, che si perdono nelle grotte anguste del sito ed entrano a contatto con strane forme di vita, somiglianti a rettili che entrano nel loro organismo, trasformandoli geneticamente.  Nel frattempo David decide di capire fino in fondo gli effetti dello strano liquido ritrovato nelle grotte sull’ uomo e decide di contaminare il bicchiere di Charlie. L’ infezione non gli darà scampo e , malgrado un ritorno frenetico alla nave, il comandante Vickers lo ucciderà. Rimasta sola, la dott. sa Shaw, malgrado la sua sterilità,  scoprirà di essere rimasta in cinta di Charlie e di contenere un  organismo sedimentario alieno, un feto somigliante ad un calamaro che tuttavia  riuscirà a estrarre con un’ improvvisato parto cesareo.  Le scoperte sembrano essere arrivate ad un punto morto. Le speranze di parlare con gli “Ingegneri” e di scoprire il mistero  dell’ esistenza del genere umano sembrano vane fino a che David riesce a scoprire il corpo ibernato ma ancora vivo di un alieno. Ben presto questo popolo si mostrerà non pacifico e il satellite in cui si trovano risulta essere un grande laboratorio militare per le sperimentazioni genetiche di armi di distruzione di massa, costruite per distruggere la  Terra. L’  unico superstite infatti, dopo aver ucciso parte dell’ equipaggio,  cercherà di partire con la navicella  nascosta sotto la grotta  verso la Terra,  per distruggerla. Il capitano Janek e i suoi piloti glielo impediranno scaraventandosi con Prometheus contro la nave nemica e la dott.sa Shaw riuscirà a fuggire dall’ alieno dandolo in pasto al suo feto ormai cresciuto, che entrerà nel suo corpo , facendo nascere uno strano xenomorfo, il  primigenio Alien. Elizabeth , credutasi ormai sola e spacciata ,  riesce però a entrare in contatto con David che, se pur decapitato dall’ alieno, è ancora funzionante. L’ androide gli comunica la presenza sul pianeta di molte altre navicelle e la possibilità di pilotarle e fuggire da lì. I due riusciranno ad andarsene e a dirigersi, per volontà della dottoressa, sul pianeta natio degli Ingegneri per capire il perché vogliano annientare l’ umanità.
La nuova fatica di Ridley Scott che firma anche la produzione del film ha un sapore amarcord e rappresenta  un ritorno coerente al passato,        
alla  stagione migliore del regista  , quella che l’ ha reso il narratore della fantascienza per eccellenza: quella di “Alien”. Da quella meravigliosa saga, il registe acquisisce struttura narrativa, snodi cruciali, cura dei personaggi e psicologia dei soggetti che si mischiano in uno o nell’ altro ruolo, protagonista  principale che assume le fattezze e la forza psicologica dell’ insuperabile Ripley  di  Sigourney Weaver e colpi di scena continui. La complessità e densità sceneggiativa d’ altro canto è molto più articolata e in “Prometheus”  è a tratti farraginosa e caotica. Gli avvenimenti, il numero e la portata dei personaggi,  la quantità delle varie narrazioni sono numerosi e crescono scena dopo scena e immancabilmente in più punti la gestione di tutto questo accumulo sceneggiativo si mostra frettolosa e precipitosa, all’ interno di  un minutaggio non superiore ai 126’. Questo è l’ unico ma costante limite di una pellicola di forte impatto visivo e suggestione scenografica grazie a  delle vedute da brivido per enormità e bellezza. Ambienti  incontaminati e grandiosi fanno da cornice perfetta per l’ intera ambientazione futuristica, anche grazie a degli effetti speciali spettacolari e magnifici, sempre credibili e mai forzati, esaltati da un 3D non superfluo e armonico . La rapacità visiva di Scott lo porta anche a non limitarsi mai nelle riprese e arrivare, per esempio,  a riprendere il parto cesareo della protagonista, senza mai staccare la telecamera dall’ estrazione del feto alieno. Scene che lo sguardo difficilmente riesce a sostenere per crudezza e  autenticità. La messa in scena è magniloquente e grandiosa , molto ben gestita soprattutto per le sequenze interne. L’ esordio del film è affascinante e penetrante e raggiunge immediatamente lo spettatore. La parte centrale è probabilmente la più faticosa e dopo gli snodi decisivi si scontra sempre più con la complessità sceneggiativa. Lo sgombero dal campo di molti personaggi (uccisi), riconsegna del vigore alla narrazione che però,  nella parte finale,  cade nuovamente  in alcuni momenti poco credibile e banali, consegnando un finale in linea con il resto del film. Buona l’ interpretazione dell’ intero  cast che raggiunge buone performance, da cui spicca quella di di Fassbender, molto bravo ad impersonificare  l’ asettico e inespressivo androide.  Siamo di fronte ad una pellicola con alcuni limiti espressivi e filmici ma sorprendente e spettacolare, che incarna quell’ inesorabile desiderio  di conoscenza dell’ ignoto che nasconde inquietudine e paure  tipica  di quella fantascienze  palpitante di fine secolo scorso ormai  storica e lontana da quella odierna . Non sarà forse annoverato  fra i capolavori di Scott ma è stata una bella scommessa e un piacevole ritorno al  genere  di uno di quei grandissimi registi che l’ ha reso di primaria importanza.



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