giovedì 27 settembre 2012

"Pietà" di Kim Ki-Duk

                      ANTI CAPITALISMO E  UMANITA' IN UNA POESIA ESPRESSIVA

            
   Un brutale e anaffettivo esattore di debiti, Lee Gang-Do (Lee Jung-Jin),  vive e lavora con distaccato nichilismo e sanguinaria violenza tra le vie industriali di una periferia metropolitana fatiscente e misera.  Il denaro è al centro della vita di tutti e gli strozzini la fanno da padrone, chiedendo il 1000 per cento di interesse e mutilando i cattivi pagatori per mano dei loro scagnozzi. Il popolo è inerme e non raramente sceglie di togliersi la vita. Gang-Do non si fa mai condizionare e continua il suo lavoro con fredda determinazione e spietata lucidità, fino a che un giorno si presenta alla sua porta una donna, Jang Mi-Seon (Jo  Mi-Soo), che sostiene di essere sua madre. Pregandolo di perdonarla per averlo abbandonato appena dopo il parto per paura giovanile, la donna continua a seguirlo, gli procura il cibo e gli rassetta casa e, malgrado la feroce aggressività di Gang-Do, che si scatena anche su di lei in più occasioni, continua ad  accompagnarlo e scusarsi con lui fino a convincerlo. Il rapporto si consolida fino a che la paura della  vendetta  da parte di alcune delle sue vittime , si innesta  nell’ animo del giovane e la donna, rendendosene conto, scatena tutta la sua violenza materna  e rivelandosi la madre non sua ma di una delle sue vittime lo porterà alla conoscenza del sentimento della pietà e dell’ abbandono  e quindi all’ autodistruzione.
“Pietà”  è una pellicola di forte impatto espressivo, si  inserisce perfettamente nello stile del regista Kim ki-Duk e va a rintracciare con lucida introspezione il sentimento amoroso materno, la vendetta, la pietà  e  la paura, veicolandoli nelle espressioni e nelle lacrime dei due protagonisti, che sono seguiti costantemente da una telecamera che si tuffa nel quotidiano più intimo dei personaggi , mostrando il nucleo emotivo più profondo dei protagonisti.  Il regista riflette sul senso di colpa, sulla crudeltà senza limiti del mondo di oggi, sull’ importanza del denaro che crea questa brutalità, sulla vendetta come unica logica conosciuta e su un amore materno che sfocia nella conoscenza di uno dei sentimenti più umani: la pietà (titolo del film e locandina che rappresenta  “La Pietà” di Michelangelo).  Siamo di fronte ad un film anti capitalista e che in più occasioni riflette sulla nullità e pochezza del  denaro, il quale è nascita e morte di tutti i dissidi umani, che rende brutali e miopi, allontanando dall’ umanità e dai sentimenti elementari, quell’ emotività originaria che nel film coincide con la riscoperta della prima affettività materna.  Tecnicamente e stilisticamente la pellicola  appartiene alla tendenza formale del regista coreano. Il dialogo viene sostituito in più occasioni dalle  azioni con  inquadrature semi soggettive e neutre   sulle espressioni dei protagonisti che spesso risultano più eloquenti di molte  parole. La scenografia è articolata e complessa , ritraendo  un quartiere desolato e industriale e lo fa con accurata precisione. Un ambiente che viene esaltato da una fotografia meravigliosa e una messinscena geniale che rende elegante e naturalmente armonica  e  raffinata  ogni scena come nel  quadro di un artista. I colori sono cupi e sbiaditi come nell’ ambiente circostante e nell’ intimità dei personaggi, crescendo d’ intensità e gradazione con il tempo narrativo. L’ eleganza formale del regista coreano è inalterata e        

mercoledì 26 settembre 2012

Complimenti!



E sarà "Cesare deve morire" dei fratelli Taviani a partecipare alla notte degli "Oscar" 2012. Era nell' aria già da tempo, già dalla vittoria del 62/mo  festival di Berlino probabilmente, che questa pellicola era destinata a grandi riconoscimenti. E così è stato e sarà. In viaggio per New York, dove parteciperanno al festival della grande mela, i cineasti hanno commentato la bella notizia: "Siamo felici ed è solo l' inizio di un bel viaggio. C'è tanta strada da fare!" e auguriamoci che sia veramente così per una pellicola italiana che per livello formale e artistico espatria grande qualità espressiva e conoscenza cinematografica. E' grazie a queste produzioni che l' Italia rimane uno dei poli artistici del mondo del Cinema e non ostante le case di produzione e distribuzione nazionali sembra che remino contro questo grande Cinema (ricordo che il film dei Taviani è passato in sordina nella sale italiane), auguriamoci che a suon di risultati come quest' ultimo la tendenza cambi e che i vari produttori artistici e distributori puntino sull' Arte e non sempre e comunque sulla vendita di un prodotto. Spero di non sembrare un sognatore utopistico anche se sono cosciente che "la strada è ancora lunga".

Un elogio profondo nasce per i due registi. Quasi 163 anni in due e una carriera artistica ampia ma elitaria, che è arrivata alla consacrazione non in molte occasioni. Ricordiamo il loro indimenticabile "Padre , padrone" nel 1977,  "La notte di San Lorenzo" , premiati rispettivamente con la Palma d' oro e il David e quest' ultimo splendido "Cesare", come le migliori e indimenticabili pellicole della loro longeva carriera. Grandi Maestri d' Arte, grandi Cineasti italiani, che non hanno ancora smesso di creare.

mercoledì 19 settembre 2012

"Prometheus" di Ridley Scott


                 UN GRANDE RITORNO AD UNA FANTASCIENZA D' ALTRI TEMPI

                                                   voto: ** e mezzo          (USA-2012)



Sull’ isola di Skye, in Scozia, nell’ anno del signore 2089, gli scienziati  archeologi Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green)  scoprono in una grotta delle pitture di migliaia di anni prima  che raffigurano dei giganti che indicano una costellazione. Sovrapponendo questo disegno stellare a vari altri reperti storici,  dimostrano che in tutte queste scoperte appare la medesima immagine, che sembra essere una mappa stellare e , secondo la dott. Shaw, addirittura un invito a raggiungere i veri creatori del mondo e del genere umano: i cosiddetti “Ingegneri”. La Weyland Corporation finanzia, alla luce di queste scoperte, la costruzione della navicella “Prometheus” che con una équipe di scienziati raggiungerà nel 2093 la luna LV-223, l’ unico luogo ospitale  della disposizione di pianeti corrispondenti al disegno. Oltre alla presenza nell’ operazione dei due archeologi affiancati da vari altri scienziati,  l’ androide David (Michael Fassbender) si occuperà  della salute dei viaggiatori e della gestione di Prometheus, il comandante dell’ operazione è l’ affascinante e schietta Meredith Vickers (Charlize Theron) e la guida del vascello è affiata al divertente Capitano Janek (Idris Elba). La spedizione scientifica ha inizio con scoperte eccezionali che dimostrano la passata presenza di una civiltà molto più evoluta di quella umana, reperti alieni quasi perfettamente conservati, evoluzioni genetiche in atto e presenza di esperimenti scientifici inquietanti. La situazione tuttavia rimane sotto controllo fino alla  prevedibile  morte di due membri dell’ equipaggio, che si perdono nelle grotte anguste del sito ed entrano a contatto con strane forme di vita, somiglianti a rettili che entrano nel loro organismo, trasformandoli geneticamente.  Nel frattempo David decide di capire fino in fondo gli effetti dello strano liquido ritrovato nelle grotte sull’ uomo e decide di contaminare il bicchiere di Charlie. L’ infezione non gli darà scampo e , malgrado un ritorno frenetico alla nave, il comandante Vickers lo ucciderà. Rimasta sola, la dott. sa Shaw, malgrado la sua sterilità,  scoprirà di essere rimasta in cinta di Charlie e di contenere un  organismo sedimentario alieno, un feto somigliante ad un calamaro che tuttavia  riuscirà a estrarre con un’ improvvisato parto cesareo.  Le scoperte sembrano essere arrivate ad un punto morto. Le speranze di parlare con gli “Ingegneri” e di scoprire il mistero  dell’ esistenza del genere umano sembrano vane fino a che David riesce a scoprire il corpo ibernato ma ancora vivo di un alieno. Ben presto questo popolo si mostrerà non pacifico e il satellite in cui si trovano risulta essere un grande laboratorio militare per le sperimentazioni genetiche di armi di distruzione di massa, costruite per distruggere la  Terra. L’  unico superstite infatti, dopo aver ucciso parte dell’ equipaggio,  cercherà di partire con la navicella  nascosta sotto la grotta  verso la Terra,  per distruggerla. Il capitano Janek e i suoi piloti glielo impediranno scaraventandosi con Prometheus contro la nave nemica e la dott.sa Shaw riuscirà a fuggire dall’ alieno dandolo in pasto al suo feto ormai cresciuto, che entrerà nel suo corpo , facendo nascere uno strano xenomorfo, il  primigenio Alien. Elizabeth , credutasi ormai sola e spacciata ,  riesce però a entrare in contatto con David che, se pur decapitato dall’ alieno, è ancora funzionante. L’ androide gli comunica la presenza sul pianeta di molte altre navicelle e la possibilità di pilotarle e fuggire da lì. I due riusciranno ad andarsene e a dirigersi, per volontà della dottoressa, sul pianeta natio degli Ingegneri per capire il perché vogliano annientare l’ umanità.
La nuova fatica di Ridley Scott che firma anche la produzione del film ha un sapore amarcord e rappresenta  un ritorno coerente al passato,        

lunedì 17 settembre 2012

Pellicole italiane a Hollywood


Dieci le opere italiane in lizza per partecipare alla notte dell' Academy Awards per il premio Oscar come miglior film straniero.  I film sono i seguenti:

-"Bella addormentata" di Marco Bellocchio

-"Cesare deve morire" dei fratelli Taviani

-"Il cuore grande delle ragazze" di Pupi Avati

-"Diaz" di Daniele Vicari

-"E' stato il figlio" di Daniele Ciprì

-"Gli equilibristi"  di Ivano De Matteo

-"La-Bas, educazione criminale" di Guido Lombardi

-"Magnifica presenza" di Ferzan Ozpetek

-"Posti in piedi in  paradiso" di Carlo Verdone

-"Reality" di Matteo Garrone

Il 26 settembre una commissione di giuria istituita presso l' ANICA (l' associazione nazionale di industrie cinematografiche audiovisive e multimediali) composta da nomi illustri della critica e del Cinema Italiano, tra cui Paolo Mereghetti, Nicola Borrelli, Francesco Bruni, Nicola Giuliano, Fulvio Lucisano, Piera Detassis, Valerio De Paoli e Martha Capello, decreterà il vincitore e il concorrente nella categoria "Miglior film straniero" nell' 85^ edizione dei Premi Oscar.
Siamo di fronte a film di buon livello sia recitativo che tecnico. Delle buone produzioni dalle quali però spicca   per prestigio e bellezza quella dei fratelli Taviani, che rappresenta veramente un diamante, un capolavoro espressivo ed artistico. Noi tifiamo per la tragedia teatrale ed umana del carcere di Rebibbia!

"Cesare deve morire" di Paolo e Vittorio Taviani

                                          SHAKESPEARE E TEATRO A REBIBBIA

                                                 voto:*** e mezzo         (Italia-2011)




Con l’ ultima scena della morte autoinflitta  di Bruto dopo la congiura romana  delle Idi di Marzo,  si chiude con successo  la rappresentazione teatrale del “Giulio Cesare” di Shakespeare nel teatro del carcere di massima sicurezza di Rebibbia . Dopo di che gli attori-detenuti tornano come ogni giorno in una cella desolata e spoglia, diventata ancora più angusta dopo lo stretto contatto con l’ arte, che in quel periodo li ha aiutati a sopportare la prigionia. Un flashforward  che anticipa l’ inizio cronologico della trama, avvenuto sei mesi prima, quando il direttore del carcere espone ai detenuti il progetto ricreativo teatrale. Ne seguiranno provini, definizione dei personaggi ,  prove di scena e di dialoghi continue e snervanti ma anche stimolanti ed appassionanti, non senza la sofferenza della detenzione, che sembra però assopirsi con questa dichiarativa esperienza artistica da parte di cinque attori carcerati: Cosimo Rega (Cassio), Salvatore Striano (Bruto), Giovanni Arcuri (Cesare), Antonio Frasca (Marcantonio), Juan Dario Bonetti (Decio) e Vincenzo Gallo  (Lucio).
Con un cast di non professionisti e di detenuti reali del carcere romano, Paolo e Vittorio Taviani realizzano un’ opera epica di grandissimo livello formale ed estetico. Confondendosi in un ambiente comunemente sconosciuto come il carcere, i cineasti   producono  una pellicola di forte impatto espressivo che va ad indagare il sentimento umano e intimo dei soggetti carcerati, che tramite un copione teatrale esprimono tutta la loro complessità interiore, frustrazione emotiva e coscienza  psicologica anche grazie a dei dialoghi che, rispetto all’ opera originale,  vengono tradotti  in una lingua provinciale, di  inclinazione dialettale (linguaggio che cambia a seconda delle origini di ognuno dei personaggi) , che dona una spontaneità ed un realismo pirandelliano all’ opera shakespeariana da una parte e un verismo  popolare di enorme umanità e solennità emozionale  dall’ altra. Il   perfezionismo    

venerdì 14 settembre 2012

"Bella addormentata" di Marco Bellocchio

                                  IL RITORNO DI BELLOCCHIO SULL' EUTANASIA
                                   
                                                      voto:***       (Italia 2012)
                                                   




Italia, Febbraio 2009. La drammatica vicenda di cronaca di Eluana Englaro, ragazza in coma vegetativo da 17 anni, per cui i famigliari chiesero di interrompere l’ alimentazione forzata, considerandolo un inutile accanimento terapeutico, scatena  un notevole dibattito sulle prime pagine di stampa e media, riversandosi anche nella politica nazionale, a cui spetta l’ arduo  compito di acconsentire o meno al volere della famiglia. In questa delicata situazione sociale, il senatore Uliano Beffardi (Toni Servillo), deputato della maggioranza berlusconiana del periodo, decide di schierarsi contro la decisione del partito e di votare a favore dell’ interruzione terapeutica e conseguentemente di lasciare il suo ruolo , rinunciando ad una carriera politica superficiale e mistificante. Nel frattempo la figlia, Maria (Alba Rohrwacher), che dopo la morte della madre (anch’ essa tenuta in vita grazie a delle macchine) si è allontanata sempre più dal padre,  decide di recarsi  a Udine, dove Eluana è ricoverata,  per pregare e sperare nella sua sopravvivenza . Nel frattempo  viene raccontata la vicenda di una madre, Divina Madre  (Isabella Hupert), che ha sacrificato la sua vita e la sua carriera recitativa per assistere sua figlia in coma profondo e parallelamente la vicenda di Pallido (Bellocchio), un medico che decide di aiutare una tossico dipendente (Maya Sansa)  che vuole togliersi la vita.

La propensione di Bellocchio verso un Cinema civilmente e socialmente militante e attivo anche in questa occasione non viene tradita e il regista veicola mediante gli occhi dei suoi personaggi un fatto di cronaca reale  e moralmente complesso che ha riguardato l’ Italia intera. Riesce a farlo con un “triple” plot che mostra più possibilità interpretative e possibili posizioni personali davanti ad una questione delicata come quella dell’ accanimento terapeutico e interruzione delle cure per  stati vegetativi irreversibili. Senza retorica e demagogia, il  racconto si presenta          

giovedì 13 settembre 2012

"Rock of Ages" di Adam Shankman


                                        MUSICAL POTENTE E APPASSIONANTE
                                           
                                                      voto: ***     (USA-2012)




Dal lontano e attempato  Oklahoma,  la giovane e bellissima  Sherrie (Julianne Hough) arriva con un bus nella febbricitante e eccitante California. Speranzosa e ottimista, armata solo dei suoi dischi di rock preferiti, vuole scalare la vetta del successo, riuscendo a diventare una grande cantante. Un’ enorme possibilità le si presenta davanti quando grazie all’ aiuto di un giovane cantante, Drew (Diego Boneta), riuscirà ad entrare e successivamente lavorare in uno dei templi assoluti del Rock’n’roll:  il “Bourbon Club”, un locale in vecchio stile “heavy”,  gestito e abitato dal duro Dennis Dupree (Alec Baldwuin) e dall’ eclettico ed effeminato  Lonnie (Russel Brand). Fra i due giovani, che coltivano le medesime passioni, è amore a prima vista e la loro storia ruoterà intorno a musica rock e cantanti leggendari come Stacee Jaxx (Tom  Cruise), icona assoluta del rock che sembra però aver ormai perso la sua natura ribelle in favore del successo economico anche a causa del viscido manager Paul (Paul Giamatti). Il tutto mentre il nuovo sindaco Mike Withmore (Cranston) e l’ inviperita moglie, la signora Patricia Whitmore (Zeta-Jones), minacciano di chiudere per sempre lo storico locale e uccidere l’ assordante e , a detta loro, satanista stagione del Rock.
Trasposizione  cinematografica del famoso musical di Broadway “Rock of Ages”, di cui il regista Adam Shakman si serve per portare alla luce  e raccontare la realtà musicale degli anni ’80, la sua enorme potenza, le sue caratteristiche viscerali, le sue contraddizioni, la sua forza espressiva. Il tutto filtrato in una storia d’ amore adolescenziale che vive su se stessa le dinamiche sociali del rock, subendone condizionamenti e influenze, vivendo quotidianamente a contatto con divi assoluti della musica e seguendone  sogni e desideri, con la speranza di diventare anch’ essi delle superstar. Un musical cinematografico dinamico e divertente che non stanca mai. La buona direzione è accompagnata da un montaggio e          

" C' era una volta in Anatolia" di Nuri Bilge Ceylan


                                   UNA STRUGGENTE EPOPEA DELL' UOMO
                                                 voto: ****        Turchia-2011


                                                
Lungo  desolate campagne sconfinate e strade notturne e misteriose della Turchia , tre auto viaggiano apparentemente senza meta alla ricerca di qualcosa. Il commissario Naci (Erdogan), insieme al procuratore Nusret (Birsel) e al dottor Cemal (Uzuner) viaggiano insieme al sospettato d’ omicidio Kenan (Firat Tanis) alla ricerca del luogo dove quest’ ultimo avrebbe sepolto il cadavere dell’ amico ucciso pochi giorni prima. Ambienti simili e poco differenti l’ uno dall’ altro, uniti  alla stanchezza cavalcante del percorso,  renderanno inutili le ricerche fino all’ alba. L’ équipe decide quindi di fermarsi a rifocillarsi e riposarsi in uno sperduto paesino dove saranno affettuosamente accolti dal sindaco e dalla bellissima figlia, per poi proseguire le ricerche. Lo snervante viaggio  si concluderà con la riscoperta del cadavere e il trasferimento del corpo all’ ospedale più vicino per il riconoscimento della vittima da parte della moglie e l’ autopsia del dottor Cemal.
Un film corale che presenta varie ambientazioni e vari protagonisti nella sceneggiatura non basta a definire la complessità dell’ ultimo lavoro di Nuri Bilge Ceylan, vincitore del Premio della Giuria al 64^  Festival di Cannes. Si tratta di un film complesso , magistralmente girato e profondamente riflessivo. La sceneggiatura è pervasa fin dall’ inizio da un forte respiro  d’ ambiguità che non chiarisce mai l’ andamento della  sceneggiatura e che si trascina per  quasi tutto il film, fintando la stoccata allo spettatore varie volta, senza mai concluderla. Nella parte iniziale, soprattutto durante le continue attese nella  ricerca di un cadavere che non si trova, l’ intreccio è pervaso da numerosi dialoghi di forte quotidianità fra i poliziotti, il procuratore e il medico e tutti i personaggi  in ordinari piani fissi, alternati da inquadrature scenografiche di forte impatto e inaspettata suggestione. Un ibrido scenografico che dà molta suspance alla prima parte del film che apparentemente potrebbe sembrare prolissa e eccessivamente dilatata. I dialoghi diventano man mano più serrati e danno corpo alla sceneggiatura come dimostra il discorso fra il procuratore e il medico. Nusreti racconta infatti  di una donna bellissima e amabile  che riuscì a prevedere la sua morte. La donna in cinta,