voto:*** (Italia 2012)
Italia, Febbraio 2009. La drammatica vicenda di cronaca di
Eluana Englaro, ragazza in coma vegetativo da 17 anni, per cui i famigliari
chiesero di interrompere l’ alimentazione forzata, considerandolo un inutile
accanimento terapeutico, scatena un
notevole dibattito sulle prime pagine di stampa e media, riversandosi anche
nella politica nazionale, a cui spetta l’ arduo compito di acconsentire o meno al volere della
famiglia. In questa delicata situazione sociale, il senatore Uliano Beffardi
(Toni Servillo), deputato della maggioranza berlusconiana del periodo, decide
di schierarsi contro la decisione del partito e di votare a favore dell’
interruzione terapeutica e conseguentemente di lasciare il suo ruolo ,
rinunciando ad una carriera politica superficiale e mistificante. Nel frattempo
la figlia, Maria (Alba Rohrwacher), che dopo la morte della madre (anch’ essa
tenuta in vita grazie a delle macchine) si è allontanata sempre più dal padre, decide di recarsi a Udine, dove Eluana è ricoverata, per pregare e sperare nella sua sopravvivenza .
Nel frattempo viene raccontata la vicenda
di una madre, Divina Madre (Isabella
Hupert), che ha sacrificato la sua vita e la sua carriera recitativa per
assistere sua figlia in coma profondo e parallelamente la vicenda di Pallido
(Bellocchio), un medico che decide di aiutare una tossico dipendente (Maya
Sansa) che vuole togliersi la vita.
La propensione di Bellocchio verso un Cinema civilmente e
socialmente militante e attivo anche in questa occasione non viene tradita e il
regista veicola mediante gli occhi dei suoi personaggi un fatto di cronaca
reale e moralmente complesso che ha
riguardato l’ Italia intera. Riesce a farlo con un “triple” plot che mostra più
possibilità interpretative e possibili posizioni personali davanti ad una
questione delicata come quella dell’ accanimento terapeutico e interruzione delle
cure per stati vegetativi irreversibili.
Senza retorica e demagogia, il racconto
si presenta
schietto , coraggioso e coerente senza il timore di esprimere le proprie idee, grazie a un’ onestà espressiva e una riflessività di forte impatto . Tecnicamente la pellicola è ben curata e di attenta direzione: senza grandi virtuosismi ma pragmatica e ordinata (tipico stile di Bellocchio), con una messa in scena sempre molto puntuale e precisa che valorizza i lievi movimenti di macchina. L’ impianto prossemico e l’ utilizzo dello spazio è attento e ordinato e il montaggio è fluido e, malgrado i vari intrecci, mai confusionario o sbrodolato. La recitazione dei personaggi è pulita e emozionale soprattutto nella performance di Toni Servillo, che nei panni del politico amareggiato e frustrato da ciò che ha intorno sembra nel suo habitat. Ottima anche l’ interpretazione della Huppert che vive perfettamente su di sé l’ emotività devastata ma apparentemente rigida di una madre integra ma infelice, toccando nel finale un vertice espressivo e recitativo con la magnifica citazione di Lady Machbeth nel gesto di lavarsi continuamente le mani dal sangue durante il sonno, manifestando inconsciamente la volontà di togliersi di dosso una colpa interiore, presumibilmente la sua impotenza davanti alla figlia inerme. La sequenza della figlia del senatore è una buona cornice alle principali storie narrate (le due precedenti), mentre quella del medico appare più rigida e forzata delle altre tre, non riuscendo mai a convincere del tutto, anche se raggiunge anch’ essa dei buoni livelli recitativi. La tendenza polemica e la critica politica tipica delle pellicole Bellocchio anche in questo caso non si fa attendere e la satira emerge in modo lieve ma costante in più occasioni nei confronti delle maldestre dichiarazioni pubbliche di Berlusconi e nella vanità di certi atteggiamenti politici e personali all’ interno del partito del protagonista Beffardi. Il finale può apparire spezzato e netto ma nell’ economia del film un finale incompleto ma riflessivo risulta la direzione più consona per un ‘ opera del genere , che riesce a non essere mai prevaricante e didascalica, lasciando grande libertà interpretativa allo spettatore. Ottima produzione italiana e ottimo ritorno al grande Cinema di un grande autore italiano, dopo alcuni anni qualitativamente discutibili. In concorso alla 69^ Mostra del Cinema di Venezia.
schietto , coraggioso e coerente senza il timore di esprimere le proprie idee, grazie a un’ onestà espressiva e una riflessività di forte impatto . Tecnicamente la pellicola è ben curata e di attenta direzione: senza grandi virtuosismi ma pragmatica e ordinata (tipico stile di Bellocchio), con una messa in scena sempre molto puntuale e precisa che valorizza i lievi movimenti di macchina. L’ impianto prossemico e l’ utilizzo dello spazio è attento e ordinato e il montaggio è fluido e, malgrado i vari intrecci, mai confusionario o sbrodolato. La recitazione dei personaggi è pulita e emozionale soprattutto nella performance di Toni Servillo, che nei panni del politico amareggiato e frustrato da ciò che ha intorno sembra nel suo habitat. Ottima anche l’ interpretazione della Huppert che vive perfettamente su di sé l’ emotività devastata ma apparentemente rigida di una madre integra ma infelice, toccando nel finale un vertice espressivo e recitativo con la magnifica citazione di Lady Machbeth nel gesto di lavarsi continuamente le mani dal sangue durante il sonno, manifestando inconsciamente la volontà di togliersi di dosso una colpa interiore, presumibilmente la sua impotenza davanti alla figlia inerme. La sequenza della figlia del senatore è una buona cornice alle principali storie narrate (le due precedenti), mentre quella del medico appare più rigida e forzata delle altre tre, non riuscendo mai a convincere del tutto, anche se raggiunge anch’ essa dei buoni livelli recitativi. La tendenza polemica e la critica politica tipica delle pellicole Bellocchio anche in questo caso non si fa attendere e la satira emerge in modo lieve ma costante in più occasioni nei confronti delle maldestre dichiarazioni pubbliche di Berlusconi e nella vanità di certi atteggiamenti politici e personali all’ interno del partito del protagonista Beffardi. Il finale può apparire spezzato e netto ma nell’ economia del film un finale incompleto ma riflessivo risulta la direzione più consona per un ‘ opera del genere , che riesce a non essere mai prevaricante e didascalica, lasciando grande libertà interpretativa allo spettatore. Ottima produzione italiana e ottimo ritorno al grande Cinema di un grande autore italiano, dopo alcuni anni qualitativamente discutibili. In concorso alla 69^ Mostra del Cinema di Venezia.
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